L'opera di Malvisi può essere intesa come un'euresi volta alla comprensione e decodificazione e al trasporto sulla materia, senza orpelli e talvolta con irruenza, dell'animo umano, del suo inconscio e della sua psiche. Per fare ciò Egli, come uno sciamano, compie un percorso a ritroso nella storia dell'uomo sino ai suoi primordi, quando nel buio delle grotte traduceva con i pochi pigmenti naturali la realtà che lo circondava, per eternizzarla facendola divenire magica. Le sue stilizzazioni umane fatte di colori primari forti ed accesi, come il rosso con il suo intenso carico di emotività, le rievocazioni delle forme primarie come il cerchio il triangolo e il quadrato, ci raccontano questo suo percorso, che emerge attraverso il suo "sentire" inconscio e libero dalle schematizzazioni odierne. L'immagine pittorica come la scultura sono panteistici simboli intesi come apertura di senso sull'uomo e la sua storia emotiva ed interiore; come si vede ad esempio nelle "Grandi dee madri", sculture che ripropongono, quasi come filo conduttore tra preistoria a l'oggi, l'immagine della donna divinizzata, perché nel suo esse donna e perciò procreatrice, stabilisse un legame divino tra ella e la terra infondendole fertilità.